Emanuela Orlandi, nuovi indizi per una tragica vicenda ancora irrisolta

Il caso Emanuela Orlandi ancora una volta, forse, non potrà dirsi chiuso. Sono state trovate delle ossa, che sembrano poter essere appartenenti a  corpi di  genere femminile e di un’epoca compatibile con la data di sparizione di Emanuela Orlandi, ma anche di un’altra ragazza, Mirella Gregori. Entrambe  scomparvero nel 1983 nella Capitale e delle quali si persero le tracce.

Durante alcuni lavori che si stanno compiendo nell’abitazione  del custode presso la Nunziatura Apostolica di via Po, a Roma, sotto il pavimento sono stati trovate delle ossa del bacino di un primo scheletro e forse anche  delle ossa frammentate che potrebbero appartenere proprio ad una seconda persona.

Un’altra ipotesi, l’ennesima, dopo 35 anni, una ferita che non potrebbe rimarginarsi, ma alla quale non si può dire fine, ne trovare responsabili e mandanti e poter chiudere una triste vicenda che fa parte ormai della nostra storia.

La procura di Roma  ha aperto l’ennesimo fascicolo e si stanno svolgendo gli opportuni rilievi per determinare  la compatibilità  con il DNA delle ragazze scomparse, o ancora capire a chi presumibilmente possano appartenere e perché si trovano li.

Il Corpo della Gendarmeria  e il Vaticano collaborano con le forze dell’Ordine italiane a cui sono affidate le indagini.  La polizia scientifica e la squadra mobile della Questura di Roma stanno lavorando per  stabilirne l’età, il sesso e la datazione della morte.

C’è un’altra ipotesi, un’altra strada (forse la più vicina ad una realtà altrettanto triste) che si sta facendo largo tra gli investigatori e un possibile movente. Il tutto però risalirebbe ai primi anni sessanta, quando presso il palazzo della Nunziatura Apostolica c’era un custode che vi risiedeva  con la moglie. Il rapporto tra i due era piuttosto burrascoso fino a quando, un giorno, la signora scomparve. Il marito si era allora giustificato dicendo di essere stato abbandonato e la cosa, di fatto finì li. Invece potrebbe essere successo dell’altro. Si dovranno aspettare i rilievi della polizia scientifica in corso di svolgimento.

Di Emanuela, in questi anni si è parlato tanto e tanto, ci sono state interferenze, omissioni, politicizzazioni. In un’intervista Pietro, il fratello di Emanuela ha detto che “se le ossa ritrovate risultassero di Emanuela sarebbe come se lei fosse morta oggi e se questa fosse la verità, sarebbe importante che comunque uscisse”. “Voglio sapere perché Emanuela si trovava in quel posto e chi ce l’ha portata”. Anche Natalina, la sorella maggiore, vorrebbe tanto che quelle ossa appartenessero a Emanuela e a Mirella Gregori, l’altra ragazza quindicenne sparita il 7 maggio di quello stesso anno: “Così quei resti potrebbero finalmente parlare. Potrebbero dirci come sono morte e forse per mano di chi”.

Mirella Gregori, nei giorni della scomparsa si trovava molto spesso nella zona del ritrovamento di pochi giorni fa. La ragazza, scomparsa il 7 maggio del 1983 si era allontanata dall’abitazione dei genitori (via Nomentana) con un ragazzo, Alessandro, che frequentava a quel tempo. Dal giorno che si persero le tracce sembrerebbe che abbia risieduto per qualche giorno, proprio alle spalle del palazzo di cui parliamo oggi, in una via (D’Avila), non lontana, dove si è forse consumato un altro delitto.

In quello stesso quartiere, via Tevere risiedono molti personaggi importanti del Vaticano, che in qualche maniera potevano essere ricondotti alla vicenda Orlandi, tra gli altri, proprio il portavoce di Papa Wojtyla, che tanti appelli fece a favore della giovane Emanuela Orlandi, Navarro Valls (deceduto anche lui nel 2017).

Due ragazze della stessa età accomunate dalla medesima sorte. Un silenzio che dura da troppo tempo che non deve finire nel dimenticatoio, non è giusto.

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