Lo scandalo Polanski agli Oscar francesi 2020

Roman Polanski, regista de “il pianista” e del nuovo film “l’Ufficiale e la Spia”

Gli Oscar Francesi 2020 sono stati sconvolti dall’uscita di scena dell’attrice Adele Haenel a seguito dell’annuncio della vittoria da parte di Roman Polanski del premio di migliore regia e miglior film. La premiazione dei César, tenutasi a Parigi venerdì, ha anche dato vita ad una protesta al di fuori della sala.

Adele Haenel lascia la sala dopo l’annuncio della vittoria di Polanski

Molti giornali hanno trattato la scena, che si collega ai recenti movimenti MeToo. L’attrice, non appena giunto l’annuncio della vittoria, si alza e si allontana dagli spalti, disgustata. Seguendola nella sua fuga, i giornalisti la immortalano mentre dice a gran voce “Bravo! Viva i pedofili!”. Da dove arriva tutto quest’odio?

La storia inizia nel 1977, quando Polanski viene accusato di violenze sessuali ai danni di una tredicenne. Sconta circa 40 giorni in un carcere americano. Confessandosi colpevole di parte delle accuse patteggia per una pena meno severa. Tuttavia, non appena capisce che il giudice gli avrebbe dato 50 anni di carcere scappa dall’America e dalla sentenza, e resta fuggitivo da quel momento sino ad oggi.

Senza dubbio una scelta controversa quella della giuria cinematografica francese, in un periodo storico in cui il movimento #MeToo ha dato una voce a coloro che prima temevano di farsi avanti. L’attrice stessa era stata infatti vittima di violenze quando aveva 12 anni. Ancora una volta, era stato il suo regista ad abusare di lei, che ha trovato il coraggio di denunciarlo soltanto il novembre scorso.

Polanski era stato condannato in Ameria ed era scappato in Europa, dove aveva ottenuto la cittadinanza francese. Lo stato francese l’aveva poi protetto dell’estradizione, ritenendo forse la sua carriera più importante dei suoi crimini. Era poi stato arrestato a Zurigo nel 2009, scontando altri due mesi in carcere.

Adele Haenel venerdì non è stata la sola ad attaccare il regista. Una folla di manifestanti con slogan e cartelloni volti a criticare le scelte della commissione si è infatti radunata all’uscita della sala in cui si svolgeva la premiazione. Le accuse ai media e agli organizzatori, ovviamente quelle di diffondere un messaggio negativo premiando un uomo dalla moralità vacillante. Il ministro francese della cultura, Françoise Nyssen, ha affermato la necessità di separare l’uomo dal suo lavoro, mettendo però in dubbio uno dei due premi ricevuti. Se il premio come miglior film poteva essere conferito ad un gruppo di più persone come sforzo collettivo, il premio di migliore regia non può passare questo test.

proteste sulla scia del movimento MeToo

L’eco nei social media è stato enorme, proprio come lo era stato per il movimento contro le violenze che si è riacceso partendo dai social nel 2017. Moltissime persone hanno dato ragione ad Adele, senza ammettere giustificazioni. D’altro canto, Brigitte Bardot ha difeso il regista su Twitter, ringraziandolo per stare “salvando il cinema dalla mediocrità”. Accanto a lei nel difendere Polanski si schiera anche la vincitrice del premio come attrice non protagonista, Fanny Ardant.

Certo è che questo premio controverso ha risollevato le storie del movimento contro le violenze sessuali all’interno del mondo del cinema, risvegliando i movimenti femministi. Certo è anche il genio di Polanski, che nessuno mette in dubbio al di là della sua vita personale, e l’importanza del tema trattato del suo film, che racconta dell’affare Dreyfus.

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