Il diritto di riparare: l’obiettivo è evitare la moltiplicazione dei rifiuti elettronici

Quando ci troviamo bene con qualcosa non vogliamo proprio lasciarla andare: è il caso di quella vecchia felpa, così comoda per casa, oppure di quella moka, ereditata dai nonni, ma “come fa bene il caffè lei, nessuna al mondo”. Anche per gli elettrodomestici è così: quella lavatrice ha quel programma particolare e specifico che fa proprio al caso nostro, sostituirla sarebbe un dramma! Oppure quel forno, che ormai conosci a memoria e non hai più bisogno di un orologio per indovinare il tempo di cottura: basta solo uno sguardo di intesa. Inoltre, sono sempre di più le persone che girano tra forum, siti di riparazione o per negozi dell’usato alla ricerca di pezzi di ricambio perchè sono attente all’ambiente e sanno che riparare comporterà davvero benefici alla terra, facendo risparmiare risorse e un’enorme quantità di Co2.

Gli elettrodomestici, tra l’altro, hanno una vita media piuttosto lunga! Quindi, essendo posizionati nelle nostre case e utilizzati per anni, entrano quasi a far parte della famiglia. Ma a volte il dramma accade: la lavastoviglie perfetta, che hai utilizzato per 15 anni, si rompe. Spesso è piuttosto facile evitare la tragedia, si contatta l’assistenza per riparazioni di elettrodomestici fuori garanzia, arriva un tecnico, ripara il guasto e il problema è risolto.

Purtroppo, però, può accadere l’inaspettato: i pezzi di ricambio sono fuori produzione e ci troviamo costretti ad acquistare un elettrodomestico nuovo, scelta che non avremmo mai voluto prendere. Per questo, sono tantissime le persone che si battono per il diritto di riparare le proprie cose, non alimentando il consumismo sfrenato che la società vuole imporci. Un primo passo è stato fatto nel 2019, quando Bruxelles ha introdotto alcune misure – valide anch’esse dal 2021 – per facilitare la riparazione di TV, frigoriferi, lavatrici, asciugatrici e lavastoviglie. Si prevede in particolare l’obbligo per i produttori di rendere disponibili i pezzi di ricambio per un periodo tra i 7 e i 10 anni, a seconda dei casi, e di assicurare la loro consegna entro tre settimane. I produttori sono inoltre obbligati a fornire istruzioni per la manutenzione e la riparazione degli apparecchi ai riparatori professionisti.

Comunque, per chi pensa che il consumismo faccia da padrone e che i tempi di reperibilità dei pezzi non facciano altro che diminuire, diciamo subito che sta sbagliando: il trend è quello di garantire ricambi per più tempo possibile. Sono molte le case produttrici di elettrodomestici che nell’ultimo triennio hanno aumentato la parentesi temporale, ad esempio LG è passata da 5 a 7 anni, Samsung e Whirlpool da 7 a 10 anni e Indesit da 5 a 10 anni.

I marchi sembrano convergere verso una durata minima di 10 anni. Questo adattamento sembra che non sia esattamente un moto spontaneo, ma un adattamento che sarà reso obbligatorio per alcune parti di lavatrici e lavastoviglie, nonché per le guarnizioni delle porte dei frigoriferi, a partire dal marzo 2021 dalle normative europee sulla progettazione ecocompatibile.

In ogni caso, l’ambiente potrà ringraziarci per la scelta della riparazione: per la produzione, e soprattutto per lo smaltimento, è necessario sfruttare un gran  numero di risorse, con notevole emissione di Co2 nell’aria. Partiamo dalle piccole cose per salvare il nostro pianeta: ricicliamo e ripariamo tutto il riparabile.

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