L’IA ha raggiunto un livello di maturità notevole, ed è capace ormai di sostituire l’essere umano sul posto di lavoro. Per scongiurare questo scenario si dovrebbe ripensare al rapporto uomo macchina, così come allo stesso tempo capire come usarla a proprio favore. Assegnare mansioni diverse a uomo e macchina, o godere dei vantaggi di un lavoro meno stressante possono essere dei metodi per aumentare comunque la produttività?
IA ed i suoi utilizzi
Da quando è stata creata l’IA il dibattito sul suo utilizzo è sempre stato ampio e variegato. Si distinguevano in particolar modo due posizioni nette e distinte. La prima vedeva l’IA come un elemento di sicuro affidamento per la società del futuro, mentre la seconda la vedeva come un fattore di disturbo, nient’altro che una evoluzione tecnologica pericolosa.
Non si deve prendere qui una posizione, non è questo lo scopo, ma assumere una posizione centrale all’interno del dibattito potrebbe essere un modo vincente di sfruttare le caratteristiche dell’IA. Se da un lato è vero infatti che le potenzialità dello strumento sono elevate ed in evoluzione, dall’altro lato è anche vero che un uso “poco ragionato” dell’intelligenza artificiale potrebbe produrre danni non indifferenti al nostro sistema.
La verità sembra quindi essere nel mezzo. Tecnologia e scelte consapevoli possono tranquillamente coesistere, ma sta all’essere umano tenere le redini di uno strumento tanto potente quanto “inesplorato” come l’intelligenza artificiale.
Un altro tema riguarda poi non tanto le scelte quanto la sua applicazione. Può un modello del genere soppiantare in toto il lavoro dell’essere umano? Può l’intelligenza artificiale sostituire l’uomo nelle sue classiche mansioni? Ebbene ad un quesito di questo tipo, che non vede ancora risposta, ha provato a dire la sua Sanders.
La proposta di Sanders
Bernie Sanders, esponente di spicco della politica democratica americana, ha provato a proporre un modello di utilizzo dell’intelligenza artificiale all’interno delle aziende che non prevedesse per forza l’allontanamento dei dipendenti.
Molto spesso infatti le aziende si trovano nella vantaggiosa situazione di aver a che fare con le nuove tecnologie, decidendo di applicarle sul proprio posto. Se da un lato questo è un bene ed un uso corretto dello strumento, dall’altro a farne e spese sono i dipendenti. Una volta che l’intelligenza artificiale si trova a compiere le sue mansioni in maniera quantitativamente e qualitativamente maggiore, non c’è motivo per l’azienda di continuare con il personale classico.
Sanders propone invece un modello alternativo, dove IA ed essere umano possono coesistere, affermando come “la tecnologia deve lavorare per migliorare la nostra vita, non solo quella degli amministratori delegati delle grandi aziende”. Ed ancora “sei un lavoratore, la tua produttività sta aumentando perché ti diamo l’intelligenza artificiale, giusto? Invece di buttarti in mezzo alla strada, ridurrò la tua settimana lavorativa a 32 ore”.
Il suo discorso pone quindi un accento sulla valorizzazione del lavoro del dipendente piuttosto che sulla sua penalizzazione, sull’approfittare di avere un dipendente “libero” piuttosto che licenziarlo. Il tempo risparmiato grazie all’adozione dell’IA può essere reinvestito su altro, così come sottovalutare gli effetti di una riduzione di stress o di orario di lavoro non è intelligente. La produttività risente di questi fattori, ed i grandi dirigenti lo sanno. Staremo a vedere come si svilupperà il futuro, ma ad ogni modo bisognerà ripensare ad un sistema di coesistenza tra macchina e uomo.
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