Huawei conferma: un sistema operativo proprietario in Autunno (per sostituire Android)

Il ban imposto dal governo statunitense su Huawei, inserita nella “entity list” commerciale, in questi giorni sta avendo una serie di effetti inevitabili che si ripercuotono sul colosso cinese. La prima reale conseguenza ha riguardato Google, costretta a sospendere a Huawei la licenza per l’uso della versione commerciale di Android. Il ban è stato in effetti posticipato di tre mesi (fino ad agosto) e la stessa Huawei ha confermato più volte che i dispositivi già in commercio continueranno a ricevere gli aggiornamenti previsti.

Ma a preoccupare maggiormente sono i dispositivi che verranno commercializzati in futuro. Ed è per questo che proprio dal produttore cinese è arrivata una conferma ufficiale ad una serie di indiscrezioni che negli ultimi giorni si sono fatte sempre più insistenti. Il CEO di Huawei, Richard Yu, ha confermato che l’azienda lancerà sul mercato un sistema operativo proprietario entro l’Autunno, che avrà il compito di sostituire la piattaforma Android.

Di un sistema operativo di proprietà della multinazionale cinese, in effetti, si vocifera già da qualche anno, ma nulla è mai stato confermato almeno fino ad oggi. Huawei ha infatti ribadito che l’intenzione sarebbe quella di continuare a lavorare con Google e Microsoft per fornire ai propri utenti l’accesso alle piattaforme Android su dispositivi mobili e Windows per i Pc portatili. Ma non è dato sapere se questo sarà possibile. Ed è per correre ai ripari che Huawei ha deciso di accelerare sullo sviluppo di una piattaforma proprietaria che, in caso di necessità, dovrebbe sostituire Android.

Secondo le informazioni fornite dal responsabile della divisione Consumer Business di Huawei, questo sistema operativo dovrebbe arrivare tra Autunno o al massimo entro la Primavera 2020. Sarà compatibile non solo con smartphone e tablet, ma anche con Pc, Tv e dispositivi indossabili. E inoltre dovrebbe assicurare la compatibilità con tutte le applicazioni Android.

Certo è che il ban di Huawei rischia di ripercuotersi negativamente non solo sulla multinazionale cinese, ma anche sull’economia della stessa Google e in generale su altre aziende statunitensi. Huawei come secondo produttore di smartphone rappresenta, dopo Samsung, tra le principali aziende che utilizzano la piattaforma mobile Android, con centinaia di milioni di dispositivi presenti sul mercato.

Il lancio di un nuovo sistema operativo rappresenta una sfida complicata per qualsiasi produttore. Non è sufficiente solo creare la piattaforma. Ma è fondamentale attirare gli sviluppatori per creare un numero adeguato di applicazioni mobile per convincere gli utenti ad affidarsi in futuro ai dispositivi Huawei. Importante anche assicurare agli utenti un adeguato sistema di sicurezza nella gestione dello Store per applicazioni.

Ma il software non è l’unico problema con cui Huawei deve fare i conti. A preoccupare c’è anche il nodo delle componenti fornite dai colossi statunitensi. Il band del governo americano, infatti, impedirà alle principali aziende che producono microchip di assicurare le forniture di componenti a Huawei. E questo significa che il colosso cinese rischia, nei prossimi mesi, di trovarsi impossibilitata ad avere sufficienti scorte per realizzare i suoi dispositivi.

Un esempio è quello di Arm, proprietà di Softbank. Se quest’ultima decidesse di bloccare le forniture a Huawei, il produttore cinese non potrebbe avere le componenti necessarie per produrre i suoi processori proprietari Kirin. Infine, ad aggiungersi alla lista di preoccupazioni, ci sono alcuni operatori telefonici, dal Regno Unito al Giapponese, e non solo. L’incertezza legata al futuro dei prodotti Huawei rischia di ripercuotersi sulle vendite, tanto che alcuni operatori avrebbero già deciso di rimuovere dal listino dei prodotti in arrivo in futuro, alcuni modelli di smartphone del colosso cinese.

Non resta che attendere prossimi sviluppi.

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