Covid-19, tutto il mondo vuole bene all’Italia, cosa c’è dietro?

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Brutto da dire e anche solo da pensare, non si può però essere così ingenui da non considerare le evidenti ragioni geopolitiche dietro a questa improvvisa gara di solidarietà nei confronti del nostro paese. Improvvisamente, l’Italia sembra essere diventata il centro del mondo. Dimostrazioni di amicizia di cui non hanno goduto ad esempio altri paesi gravemente colpiti da Covid-19, come Iran e Corea del Sud, oltre che ovviamente la Cina.

Qual è il discriminante tra noi ed il resto del mondo, come mai Stati Uniti, Cina stessa, Russia, Cuba. Come mai?

La risposta probabilmente sta nella tardiva risposta dell’Unione Europea, o meglio, degli Stati membri, che ha aperto un barlume di speranza di espansione da parte di paesi non tradizionalmente alleati. Questa tensione in Europa potrebbe voler dire, a crisi terminata (e non è un mistero che questa pandemia potrebbe alterare fortemente gli equilibri geopolitici), un forte rischio di allontanamento, o quantomeno di inasprimento dei rapporti, dell’Italia dal blocco occidentale.

Un termine che qualche anno fa sarebbe sembrato obsoleto ma che con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca ha ripreso subito piede. Le grandi crisi sono sempre strumenti di riorganizzazione del potere internazionale, non si capisce come mai quella di questi giorni dovrebbe far eccezione. Trump ha subito lasciato intendere che vuole a tutti i costi mantenere la sua posizione di egemone sul “blocco” occidentale e il rischio di un avvicinamento tra Italia e Cina potrebbe essere disastroso.

Lo sfruttamento della grande quantità di basi militari, da Aviano a Sigonella diventerebbe senza ombra di dubbio estremamente più complicato. Un rischio che gli Stati Uniti non possono correre per alcun motivo, consci anche del grave precedente turco (risoltosi), con Erdogan che prima dell’escalation del conflitto tra Turchia e Siria sembrava essersi avvicinato moltissimo alla Russia di Putin. Certo Trump non può sperare che episodi di instabilità si ripetano tra Italia e un altro paese per riportarla di nuovo sotto la sua ala.

L’Unione Europea probabilmente ha i timori maggiori. Nonostante la vulgata tenda a rappresentare l’Italia come un paese a margine dell’UE, in realtà è uno dei pilastri fondamentali, oltre che tra i fondatori originari. Siamo la terza economia europea, con una Francia davanti a noi non certo in grande spolvero finanziariamente (e preoccupata di essere investita a breve dallo tsunami Covid-19) e la settima globale.

Un’UE senza Italia, che ha tra l’altro perso un altro pezzo importantissimo, ossia il Regno Unito, non sopravviverà, come non avrà vita molto lunga la moneta unica, il tanto dibattuto Euro. Certo è, in un mondo pieno di dubbi, che se l’Unione Europea vuole fronteggiare l’emergenza da Covid-19 e allo stesso tempo tenersi stretta l’Italia (oltre che la Spagna, in pari se non in peggior affanno rispetto al Bel Paese), deve reagire unitariamente, senza andare in ordine sparso.

L’Italia gode di una posizione geograficamente strategica, abbracciando il Mar Mediterraneo, con il Mezzogiorno che si trova equidistante da tre sub-continenti: l’Europa centrale, l’Africa settentrionale e l’Asia Minore.  Chiunque voglia ottenere del potere in Europa deve passare per l’Italia, farsela amica ed esercitare una certa, sufficiente, influenza.

Allo stesso tempo non è un’ipotesi plausibile quella dell’uso della forza, ormai caduta in disuso nella risoluzione dei conflitti europei. Per questo motivo minacce della stessa non sono assolutamente credibili. L’Unione Europea sembra essere in vantaggio, essendo un “Italexit” un’ipotesi, anche solo giuridicamente, estremamente complessa. Sta a lei cercare di tenersi un pezzo estremamente importante, anzi fondamentale, per evitare che questa emergenza da Covid-19 si trasformi in un collasso geopolitico.

Il riallineamento dei poteri in campo passerà moltissimo per il Bel Paese, secondo paese al mondo per numero di contagiati (probabilmente ancora per poco) dopo la Repubblica Popolare Cinese, ormai fuori dall’emergenza, e primo per deceduti. Un triste primato che però ci pone al centro del dibattito sia epidemiologico (l’Italia diventerà, anzi già lo è, un importantissimo campo di ricerca sul tema delle epidemie anche negli anni a venire) sia geopolitico.

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