A proposito di: Il piccolo Tommy, un dolore, per non dimenticare

La storia di Tommy me la porto dietro, come quei ricordi di una persona cara venuta a mancare, un lutto, per un membro della propria famiglia. Il 2006 era un anno molto particolare per me, ero appena diventato papà e una vicenda del genere  l’ho sentita e vissuta, come se mi appartenesse. Quel bambino, con quello sguardo metteva una tenerezza che faceva stringere il cuore. A fatti accertati sapere come si è sviluppata la vicenda,  manifestatesi con così tanta crudeltà e insensibilità nei confronti di un bambino mi ha svuotato. La conclusione, dicevo, il sapere come si è messa fine alla sua vita, solo perché piangeva, perché impaurito, disperato è una cosa che definire orribile è poco. Tommy l’hanno fatto stare zitto per sempre. Lui voleva la sua mamma e invece qualcuno che non si può definire uomo, ha fatto cessare i suoi lamenti, il suo pianto che poteva richiamare l’attenzione e poi ne ha sotterrato il corpicino. Un mostro.

Adesso gli daranno forse dei permessi, ma è possibile?

Ricominciamo dall’inizio: Tommy venne rapito il 2 Marzo del 2006. In casa del papà Paolo Onofri entrano due persone con il volto coperto e portano via il bambino. La famiglia Onofri si era trasferita da poco nel casale tanto desiderato dai coniugi, la realizzazione di un sogno. Entrati in casa rubano pochi Euro e il piccolo Tommy e si dileguano nella nebbia.

Le ricerche e i posti di blocco partono subito. Paolo Onofri è un dirigente delle poste, ma non un possidente e anche la moglie una semplice impiegata. I filoni delle indagini prendono quindi diverse vie. Le attività della famiglia Onofri viene studiata nei minimi dettagli, vengono setacciate le operazioni dell’ufficio postale diretto da Paolo Onofri e tutti i rapporti con imprenditori, operai, detenuti della zona. Nulla faceva giustificare un’azione del genere. Nulla poteva ricondurla a un riscatto per denaro. Si percorrono anche le strade del rapimento al fine della vendita dei bambini all’estero. Poi vengono scoperti nel pc del papà di Tommy filmati pedoporngrafici. Scatta, malgrado tutto, una giusta denuncia e – con patteggiamento – una condanna per detenzione di materiale pedopornografico. (una macchia sul 46, fino a quel momento amato da tutti). La pena è sospesa, per ovvi motivi. Si indaga anche in quella direzione.

A nulla valgono gli appelli dei genitori, anche per chiedere di somministrare un farmaco antiepilettico al bimbo. Intervengono personaggi famosi, il Papa. Nulla.

Le indagini proseguono nell’ambito di coloro che hanno lavorato alla ristrutturazione del Casale degli Onofri. Vengono interrogati i manovali Mario Alessi e Salvatore Raimondi. I loro Alibi traballano, poi iniziano le accuse reciproche fino al terribile epilogo della confessione. Tommy era stato ucciso dopo appena  venti minuti del rapimento, per i suoi pianti disperati, colpito da un badile alla testa e poi sepolto sull’argine del torrente Enza. Complice anche la compagna dell’Alessi che avrebbe dovuto tenere il bambino.

Si delinea il profilo agghiacciante di Mario Alessi che aveva depistato, solidarizzato con la famiglia, e invece era proprio lui il mostro. Aveva precedenti penali per violenza sessuale, insomma un Mostro.

Una vicenda assurda, senza un movente che potesse “giustificare” a livello economico un rapimento al fine del riscatto.

Restano i tristi fatti e quel sorriso allegro del piccolo Tommy. Oggi sarebbe stato un ragazzetto di quattordici anni, avrebbe potuto vivere in quel casale che da sogno è diventato un incubo per tutta la sua famiglia.  Il tempo non è stato clemente e nel 2008 anche papà Paolo è entrato in coma, per poi morire nel 2014 per problemi legati al cuore.

Il Giorno del funerale di Tommy c’erano tanti palloncini e foto e scritte. Tutti avevano nel cuore quel bambino. Tutti non potevano che sentire oltre al dolore e al forte senso d’ingiustizia per gli accadimenti assurdi della vita, sempre la stessa domanda, perché?

I genitori hanno scritto una bellissima frase: «Fa più rumore un albero abbattuto di una foresta che cresce. Tu piccolo fiore estirpato hai fatto gridare a tal punto i nostri cuori che non potrà non nascere un’immensa distesa fiorita. Papà e mamma».

Torniamo ora a chi ha compiuto questo gesto insensato: Mario Alessi è stato condannato in via definitiva all’Ergastolo. La compagna, Antonella Conserva deve scontare una pena di 25 anni. L’altro uomo complice di Alessi, 20 anni. Si è ventilata l’assurda possibilità di far uscire dal carcere per servizi esterni di giardiniere questa persona. Spero veramente che tale possibilità sia data a chi è colpevole di delitti minori e non a chi si è macchiato di un crimine così vergognoso. Aspetto aggiornamenti da riferire.

Ciao piccolo cucciolo, ti penso spesso. Sei un dolore che non dimenticherò mai

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