Serie A Story, nono episodio. 2003-04: il Milan si riprende il trono del calcio italiano trascinato da uno Shevchenko da Pallone d’Oro

Dopo diverse settimane, torniamo a ripercorrere la lunga storia del Campionato di Serie A. Eravamo rimasti al campionato 2002-03, con la Juve di Lippi che vince il suo secondo Scudetto consecutivo con due giornate di anticipo ma allo stesso tempo perde in finale di Champions League contro il Milan di Ancelotti ai calci di rigore. I rossoneri, centrata la doppietta Champions-Coppa Italia, puntano a vincere lo scudetto, l’unico trofeo che è mancato per una storica tripletta nella stagione precedente: viene confermato il blocco titolare che ha riportato la “Coppa dalle grandi orecchie” in via Turati, con l’aggiunta di importanti innesti quali i due brasiliani, uno di esperienza e l’altro un giovane dalle grandi potenzialità, Cafu e Kakà. Il primo arriva dalla Roma a parametro zero dopo sette stagioni di militanza in giallorosso condite da uno Scudetto nel 2000-01, il secondo dal San Paolo per 8,5 milioni di euro. Stessa strategia adottata dai Campioni d’Italia della Juventus, che decide però di aggregare alla rosa dei rincalzi validi per far rifiatare i titolari aventi in comune l’essere reduci da una positiva stagione in Serie A, quali Nicola Legrottaglie (arrivato dal Chievo), Stephan Appiah (dal Brescia) e Fabrizio Miccoli (dal Perugia). La Roma aspetta il responso della vicenda false fidejussioni (uno dei tanti scandali calcistici dell’estate 2003, in cui sono coinvolti anche il Napoli, la SPAL e il Cosenza) per fare mercato: ne esce assolta e dichiarata parte lesa (così come Napoli e SPAL, mentre il Cosenza è l’unica squadra ad uscire “sporca” dall’inchiesta, pena la radiazione) e rinforza il centro della difesa con il rumeno Chivu, arrivato dall’Ajax, e un già forte attacco con il bomber norvegese del Valencia John Carew. Il ventitreenne brasiliano Amantino Mancini, arrivato dal Venezia, è la scommessa su cui Sensi punta: scommessa più che vinta considerando il rendimento del giocatore nei suoi cinque anni in maglia giallorossa. Puntella la rosa la Lazio che si affida ad acquisti di esperienza come Muzzi e Albertini. Grossa rivoluzione (ordinaria amministrazione a quei tempi per i nerazzurri) in casa Inter: arrivano, tra i tanti nomi nuovi, Van der Meyde dell’Ajax, Kily Gonzalez del Valencia, Helveg del Milan, Luciano del Chievo, Lamouchi del Parma ed “El Jardinero” Julio Cruz. Attivissime sul mercato, tra le neopromosse, la Sampdoria che si assicura le prestazioni, tra gli altri, di Cristiano Doni e del giapponese Atsushi Yanagisawa, l’acquisto mediatico per eccellenza dell’estate 2003 insieme a quello di Saadi Gheddafi, figlio di Muhammar (che firma per il Perugia), e l’Ancona, che rivoluziona la rosa con diversi acquisti caratterizzati da grande esperienza in Serie A e fuori, su tutti Dario Hubner. Come già detto precedentemente, l’estate 2003 è stata per il calcio italiano rovente a causa dei vari scandali come quello già citato delle false fidejussioni o il caso Catania-Siena: ciò portò a una riforma del campionato, con l’aumento delle squadre di Serie B per il 2003-04 a 24 ed il passaggio a 20 squadre in Serie A e 22 in B dal 2004-05.

L’ultimo campionato di Serie A a 18 squadre viene vinto dal quasi imbattibile Milan di Ancelotti: solo due le sconfitte all’attivo per i rossoneri, contro Udinese e Chievo. Un Milan, trascinato dalle 24 reti del capocannoniere del campionato Andriy Shevchenko (che a fine 2004 vincerà anche il Pallone d’Oro) e dalle giocate del giovane Kakà, che si aggiudica il suo diciassettesimo Scudetto nello scontro diretto a San Siro contro una Roma che si classifica seconda ma che, nell’ultimo anno con Capello in panchina, regala ai tifosi una stagione comunque esaltante considerando il disastroso 2002-03. I giallorossi mostrano un calcio spettacolare e attaccano con regolarità dimostrandosi anche molto prolifici in zona gol, soprattutto all’Olimpico: ne sanno qualcosa, tra le altre, Juve ed Inter. Da segnalare l’esplosione di Cassano e Mancini, con Totti che centra quello che fino a quel momento è il suo record di gol segnati in un singolo campionato, 20 per la precisione. Proprio Juve ed Inter occupano la terza e quarta posizione: deludono soprattutto i nerazzurri, che a campionato in corso cambiano guida tecnica, con Zaccheroni che subentra a Cuper dopo sole sei giornate. Quinto posto invece per il Parma di Prandelli, con il brasiliano Adriano (fino alla sua partenza per l’Inter nel mercato di gennaio) a fare da uomo-gol nel girone d’andata e un Alberto Gilardino che nel girone di ritorno esplode chiudendo la stagione con 23 gol in campionato, uno in meno rispetto al capocannoniere Shevchenko. Si qualifica per la Coppa UEFA anche la Lazio di Mancini: biancocelesti solo sesti in campionato ma che si riscatteranno ampiamente vincendo la Coppa Italia, in un’edizione in cui la “banda Mancini” ha sconfitto la Juventus in finale e in semifinale elimina addirittura i futuri campioni d’Italia del Milan. Centra la seconda qualificazione in UEFA consecutiva l’Udinese di Spalletti, in cui a sorpresa si mette in mostra la coppia gol composta da Fava e Iaquinta. Nessuna italiana si iscrive invece all’Intertoto. Chiudono la prima metà della classifica la Sampdoria di Novellino, che festeggia il ritorno in Serie A dopo cinque stagioni con un più che dignitoso ottavo posto, e il Chievo nell’ultima stagione di Gigi Del Neri, l’uomo dei miracoli, da allenatore: sostituirà Mourinho sulla panchina del Porto vincitore della Champions League.

Tra le neopromosse, oltre la Sampdoria stupisce anche il Lecce di Delio Rossi, che si classifica decimo: da applausi a scena aperta la stagione dell’uruguagio (ancora oggi idolo della tifoseria salentina) Ernesto Chevanton, che in estate verrà richiesto dalle big di mezza Europa. I pugliesi lanciano inoltre nel corso della stagione diversi giovani interessanti, tra cui Bojinov, Ledesma e Vucinic. Undicesimo posto per il Brescia di De Biasi, in una stagione che vede il ritiro di Roberto Baggio: nella sua ultima partita ufficiale, a San Siro contro il Milan già campione, viene meritatamente applaudito da tutto lo stadio. Un giusto premio alla carriera di uno dei più grandi giocatori che l’Italia calcistica abbia mai avuto. Il Divin Codino viene inoltre riportato in Nazionale da Trapattoni dopo diversi anni per la sua ultima partita in maglia azzurra di sempre (un’amichevole contro la Spagna allo stadio Marassi di Genova, finita 1-1). Si salvano anche il Bologna di Carletto Mazzone, la Reggina e un Siena al debutto assoluto in Serie A. Retrocedono in B in maniera diretta il Modena, in quella che al momento è l’ultima stagione in massima serie per i canarini, l’Empoli nonostante i gol della coppia Rocchi-Di Natale (toscani ed emiliani terminano la stagione a pari punti, precisamente 30), e un Ancona che nonostante i tanti colpi di mercato arrivati sia in estate che a gennaio (nella sessione invernale di mercato sono approdati nelle Marche anche profili di reputazione internazionale come il portiere Hedman e l’attaccante Mario Jardel) termina il campionato a soli 13 punti, vincendo solo contro Empoli e Bologna, vittorie arrivate entrambe solo nel girone di ritorno. Il Perugia, invece, retrocede solo dopo uno spareggio contro la Fiorentina: le regole dei campionati di A e B del 2003-04 prevedevano uno spareggio tra la quindicesima di Serie A e la sesta di B. In caso di vittoria della prima, sarebbero salite in A solo cinque squadre con tre retrocessioni e la salvezza della quindicesima (in questo caso il Perugia). In caso di vittoria della seconda, sei sarebbero state le squadre promosse in A e quattro le retrocesse in B. A spuntarla è la Fiorentina che esce avvantaggiata dal doppio scontro (1-0 all’andata, 1-1 al ritorno a Firenze): i viola tornano in A dopo due anni tra Serie C2 e Serie B (in cui sono stati ripescati per meriti sportivi saltando la C1), aggiungendosi a Palermo, Livorno, Cagliari, Messina ed Atalanta nel club delle squadre promosse in massima serie. Gli umbri salutano invece la Serie A dopo sei stagioni positive e tanti giocatori e allenatori lanciati nell’Olimpo del grande calcio.

 

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