Troppo “brutti” per essere venduti. Così si sprecano 50 milioni di tonnellate di frutta e verdura in Europa

Di sprechi alimentari si discute da tanti anni, essendo un problema che nel corso del tempo ha raggiunto numeri impressionanti portando ogni anno a gettare nella spazzatura tonnellate di alimenti ancora commestibili. Lo spreco di queste risorse avviene in gran parte nell’ambiente domestico, ma non è escluso il processo di lavorazione e distribuzione degli alimenti con altrettanti sprechi.

Tante sono le campagne di sensibilizzazione messe a punto per fare informazione ed impedire che alimenti ancora buoni vengano sprecati, in un mondo in cui ancora molti milioni di persone non hanno accesso ad una quantità adeguata di cibo. Ebbene, in un contesto del genere appaiono ancora più preoccupanti i dati che arrivano da uno studio dell’Università di Edimburgo, che stima in circa 50 milioni di tonnellate la quantità di frutta e verdura che ogni anno viene scartata in Europa. Di questi, 4.5 milioni verrebbero scartati solo nel Regno Unito.

La ricerca effettuata dall’Università di Edimburgo, tuttavia, spiega che la frutta e verdura in questione non verrebbe scartata perché non commestibile, ma solo per rispondere agli standard estetici necessari alla vendita. In sostanza, queste 50 milioni di tonnellate di frutta e verdura, che corrispondono a circa un terzo della produzione agricola d’Europa, risulterebbe troppo “brutta” per finire nei supermercati. Si tratta di prodotti agricoli che non  raggiungono i negozi ma finiscono per essere scartati durante la fase di distribuzione o, addirittura, negli stessi campi in cui vengono coltivati e raccolti.

Questi dati non mettono in evidenza solo un problema legato all’evidente spreco alimentare che ne deriva, ma anche un impatto enorme sull’ambiente. Le risorse necessarie alla produzione di alimenti che vengono scartati, corrisponde alle emissioni di circa 400.000 automobili.

Ma in che modo questo fenomeno può essere affrontato? Secondo il ricercatore Stephen Porter, tra gli autori della ricerca, una soluzione potrebbe essere quella di sensibilizzare maggiormente le persone, spingendole ad essere meno schizzinose in merito al fattore estetico nella scelta di frutta e verdura da acquistare. Anche solo questo potrebbe contribuire in maniera significativa nella riduzione degli sprechi alimentari, ottimizzando la produzione e distribuzione anche a beneficio dell’ambiente.

Guardando all’Italia, l’ultimo rapporto Waste Watchers, in occasione della Giornata di prevenzione dello spreco alimentare, ha confermato una maggiore sensibilità degli italiani in merito all’argomento, che ha portato ad una riduzione degli sprechi. Ma allo stesso tempo, c’è ancora ampio margine di miglioramento.

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