Scontro tra treni: tre indagati. La dichiarazione del capostazione di Andria

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La procura di Trani ha iscritto i primi tre nomi nel registro degli indagati sulla strage dello scontro ferroviario in Puglia. L’ipotesi di reato è di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo e tutto punta contro il personale di Ferrotranviaria, in servizio nelle stazioni di Andria e Corato al momento dell’incidente. I tre nominativi fanno capo ai due capistazione e il responsabile movimento della stazione di Andria. Le informazioni di garanzia saranno notificate in occasione delle autopsie sui corpi delle 23 vittime.

Primo punto fermo sulle indagini è che il segnale di partenza dato al treno fermo ad Andria non doveva essere dato. Il capostazione non doveva dare l’ok e il semaforo non doveva essere verde. Si tratta dunque di un errore umano, questa la principale ipotesi al momento tra gli inquirenti. Ma rimane anche l’ipotesi di guasto tecnico che ha azionato il semaforo nel modo non corretto.

Al momento il procuratore Francesco Giannella ha costituito un pool di quattro magistrati che assieme a lui indagherà in ogni direzione. “Dobbiamo scandagliare ogni possibilità – ha spiegato il pm – anche per non fare l’errore di fermarci a quello che è accaduto“.

La catena di controllo dà un ruolo attivo anche ai due capitreno a bordo dei convogli: uno dei due, Albino Di Nicolo, è però morto nello schianto; l’altro è ricoverato in ospedale.

Ora tutto è sotto indagine, come anche i video delle due stazioni e le scatole nere dei convogli. Secondo le registrazioni audio si deduce che nessuno dei due capotreno si è reso conto di un errore commesso, non avendo alcun segno di allarme o di paura. Inoltre da Corato viaggiavano due differenti treni e uno dei due era in ritardo, fattore che potrebbe aver indotto il capostazione di Andria a dare il via libera.

In questa storia anche noi siamo delle vittime. Siamo disperati ma un solo errore non può aver causato tutto questo“. Così il capostazione di Andria Vito Piccarreta dichiara nel suo pieno dolore, barricato nella sua casa.

Poi continua sull’accaduto: “È vero quel treno non doveva partire. E quella paletta l’ho alzata io: non sapevo che da Corato stesse arrivando un altro treno per questo ho dato il via libera“. Oltre al ritardo del treno, in quella giornata c’è stata l’aggiunta di un treno supplementare.

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