Sarco: ecco la macchina pensata per l’eutanasia

E’ da molti anni che si discute di suicidio assistito e testamento biologico, chiedendo a gran voce che venga approvata anche in Italia una legge che dia la possibilità a chiunque di decidere per la propria vita mettendo fine alla sofferenza, ad esempio a causa di malattie incurabili. Alcuni paesi offrono già la possibilità di fare questo, ma in Italia si tratta di un argomento che genera ancora molte polemiche e discussioni.

Intanto si attende che la legge sul testamento biologico, già approvata alla Camera possa essere discussa anche al Senato in modo che passi definitivamente, con la speranza che ciò possa verificarsi entro la fine della legislatura. Intanto, in Australia, si torna sull’argomento con una creazione piuttosto discussa che ha come obiettivo quello di aiutare le persone che vogliono mettere fine alle proprie sofferenze in maniera indolore. Si chiama Sarco, ed è uno strumento pensato appositamente per il suicidio assistito.

L’idea arriva da un fisico australiano, Philip Nitschke che in collaborazione con l’ingegnere Alexander Bannick, ha dato vita a quella che viene descritta come uno strumento per il suicidio assistito. Si chiama Sarco ed è una capsula realizzata con una stampante 3D, che può contenere una persona. Nel momento in cui il soggetto decide di mettere fine alle proprie sofferenze, perché costretto a convivere con una malattia incurabile, può entrare nella macchina e premere un pulsante.

A quel punto viene inserito all’interno azoto liquido che riduce la quantità di ossigeno facendo perdere conoscenza. Dopo un paio di minuti, secondo i suoi creatori, si inizia a perdere l’orientamento ed entro cinque minuti si perde conoscenza fino alla morte, senza provare dolore. In ogni caso è presente all’interno anche un pulsante che mette fine alla procedura, nel caso in cui il soggetto dovesse cambiare idea.

Sarco può essere attivata manualmente, ma anche attraverso comandi vocali. Attualmente la Exit International, associazione no profit dello stesso Nitschke, sta lavorando ad un primo prototipo che dovrebbe essere pronto entro la fine del 2018, dopo aver completato tutti i test necessari. L’obiettivo è che, in futuro, questa macchina possa essere utilizzata da quelle cliniche, ad esempio in Svizzera, che consentono di praticare il suicidio assistito, per rendere la procedura più semplice anche per chi presenta problemi motori.

Ma non mancano le critiche da parte delle associazioni contrarie all’eutanasia, preoccupate che la creazione di una macchina in grado di uccidere possa incrementare il numero di suicidi anche per chi non è affetto da patologie gravi ma, ad esempio, soffre di gravi forme di depressione.

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