Gocce di Psicologia, La Rabbia [prima parte]

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Insieme a Marina Morelli continuiamo il nostro viaggio nella psiche: oggi analizzeremo un altro aspetto del nostro manifestare, sentire e provare, reagire. Secondo gli stimoli esterni del mondo che ci circonda e il modo di porsi degli altri nei nostri confronti.

Gocce di Psicologia: La Rabbia – prima parte –

William Somerset Maugham scrive che “Per ogni minuto che passiamo in preda alla rabbia, perdiamo sessanta secondi felici”, Robert Ingersoll aggiunge: “La rabbia è una raffica di vento che spegne la lampada dell’intelligenza. Nell’esaminare una questione importante si dovrebbe essere sereni, pacati e calmi.” e Saffo conclude: “Quando l’ira si diffonde nel petto tieni a freno la lingua che abbaia al vento”.

Sono visioni di sfaccettature tutte valide per esprimere un concetto fondamentale: la nostra rabbia va gestita e usata razionalmente, altrimenti ci prende la mano, diventa una energia alla quale attingiamo in continuazione, rispondendo alle nostre frustrazioni. Diventa parte di noi e non ci lascia facendo di noi dei collerici rancorosi. Avete presente il vecchio Ebenezer Scrooge , il personaggio principale dello splendido racconto “Canto di Natale” scritto da  Charles Dickens.

Ma davvero la rabbia è sempre una cosa negativa? In fondo – come scrive Ivan Cotroneo in suo bellissimo volumetto intitolato “Il piccolo libro della rabbia (Bompiani, 1999) – la rabbia è una “forza potente grazie alla quale è possibile reagire ai torti, arginare i soprusi, evitare di incamerare malessere, affermare la tua personalità, difendere le tue idee, esplorare percorsi creativi”. Insomma, si può anche vivere felici e arrabbiati.

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Dunque cos’è la rabbia?

È una condizione nota a tutti, che manifestiamo nei modi più disparati o che reprimiamo il più delle volte. A noi tutti, almeno una volta, è capitato di imbatterci in qualche bebè che non voleva assolutamente mangiare la verdura e per questo la lanciava ovunque. Sicuramente sarà stato molto arrabbiato in quel momento perché avrebbe preferito altro a quello che gli proponeva la madre. L’atteggiamento mostrato dal bambino ci dice che la rabbia è una delle emozioni innate, poiché si mostra anche in una età molto precoce. Si tratta, dunque, di un sentimento primordiale, di base, che deriva dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova. Quindi, possiamo dire che la rabbia inizialmente ha una funzione adattiva.

Col passare degli anni la situazione si modifica, poiché dopo esserci adattati all’ambiente può capitare che quest’ultimo possa diventare ostile, ovvero nel momento in cui qualcosa non procede nel verso giusto ci arrabbiamo. In questo caso la rabbia non svolge più una funzione adattiva, ma disadattiva perché crea malessere.

Chiaramente, numerosi sono i motivi per cui è possibile perdere la calma, per esempio quando consideriamo un’altra persona responsabile per averci procurato un danno, un fastidio; oppure, se non dovessimo trovare un responsabile diretto è possibile arrabbiarsi con noi stessi, in ogni caso è sempre necessario trovare un capro espiatorio, un colpevole a quello che succede, perché serve per rivolgere la rabbia verso qualcosa o qualcuno. Spesse volte ci arrabbiamo con le persone a cui siamo più legati, come i genitori, in quanto proprio da loro ci aspettiamo di essere capiti e ascoltati, ma questo non si verifica sempre e, allora, la rabbia ci inonda.

La rabbia non ha un’espressione lineare, a volte mostra dei picchi in eccesso che prendono il nome di collera, esasperazione, furore e ira, oppure in difetto, di intensità minore, e li definiamo irritazione, fastidio, impazienza. In ogni caso si tratta di una risposta emotiva intensa ma transitoria, che si protrae per brevi momenti.

Solo in casi estremi la rabbia si esprime attraverso dei comportamenti (rompendo oggetti, guidando velocemente, etc.) ma il più delle volte si manifesta principalmente a livello verbale alterando notevolmente il tono della voce che diventa più intensa o sibilante, stridula o minacciosa.

Chiaramente, anche la nostra faccia cambia espressione quando ci arrabbiamo: aggrottiamo la fronte, le sopracciglia, serriamo i denti fino a digrignare in alcuni casi. L’organismo subisce delle modificazioni preparandosi ad agire, ad attaccare, ad aggredire, e quindi anche il fisico si modifica per affrontare la minaccia mettendo in atto una serie di variazioni psicofisiologiche tipiche, come l’accelerazione del battito cardiaco, l’aumento della pressione arteriosa e dell’irrorazione delle parti periferiche del corpo, l’aumento della tensione muscolare e della sudorazione. Tutto questo ci dice che il nostro corpo è pronto a difendersi contro il presunto pericolo percepito.

In linea generare si può parlare di una rabbia disadattiva, disfunzionale o patologica quando crea sofferenza individuale, oppure compromette le relazioni sociali e spinge a compiere azioni dannose verso persone o cose.

Ma la rabbia non è per forza una emozione negativa, da piccoli risulta essere adattiva e anche ora potrebbe esserlo incanalandola in attività alternative a quelle del bisogno che ci viene negato. Così facendo aumenterebbe la fiducia in noi stessi e il nostro benessere.

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