Giustizia e Verità per Marco Vannini #noninmionome

Giovedì 17 Maggio si svolgerà una manifestazione forte e silenziosa per ricordare un ragazzo, Marco Vannini ucciso il 17 maggio del  2015 a Ladispoli, vicino a Roma, nella casa della fidanzata. Venne ferito mortalmente da un colpo di arma da fuoco  esploso dal padre della fidanzata. Morì dopo tre ore di agonia. Tardarono i soccorsi e per il giovane non ci fu scampo.

Alla richiesta della Procura di pene severe, e quindi cinque condanne per tutti i membri della famiglia Ciontoli, la sentenza di primo grado  è stata a dir poco ingiusta (ridicola non si può dire). Ha condannato Antonio Ciontoli a 14 anni ed il resto della famiglia a 3 anni.

Ciò che è accaduto la sera del 17 Maggio 2015 è una sorta di incubo, quando viene ripercorso nei fatti dalla mamma. Il ragazzo venne colpito sotto l’ascella destra e il colpo  perforò polmoni e arrivò al cuore. Se fosse stato trasportato subito ad un Ospedale attrezzato si sarebbe forse potuto salvare. Oltre al ferimento i membri della famiglia si sono resi colpevoli di mancato soccorso e ritardo nel chiamare l’ambulanza. L’ammissione del colpo d’arma da fuoco è arrivata in un secondo momento, dopo una serie di spiegazioni che raccontano altri fatti. Le perizie però raccontano un’altra verità.   Tante le aggravanti a carico dei familiari, che non possono essere il risultato del susseguirsi di errori. Non possono non essersi resi conto di quello che stava accadendo come vogliono fare apparire. Ma tutto questo sembra non abbiano avuto la giusta risonanza nel processo di primo grado.

I commercianti di Ladispoli si mobilitano  contro la sentenza del caso Vannini. Crescono le iniziative di protesta dopo il verdetto per l’omicidio del ventenne di Cerveteri. L’iniziativa, #noninmionome è nata spontaneamente nel ricordo e quale esempio dignitoso di una protesta silenziosa. Contro l’indifferenza della collettività.

Il Tam Tam mediatico utilizzato per dare rilevanza alla protesta sta utilizzando tutti i mezzi, dai Social, Facebook, instagram, per le strade, con cartellonistica dedicata, fino ai negozi che hanno adibito le vetrine con foto e messaggi come atto di  solidarietà con la famiglia Vannini.
“IO SONO MARCO #noninmionome GIUSTIZIA E VERITA’ PER MARCO VANNINI”. Un messaggio chiaro e forte quello che intendono mandare: per loro giustizia non è stata fatta.
Il dolore è forte e nessuna manifestazione lo potrà lenire. Un vuoto assoluto, un sorriso e una presenza che non avrà mai modo di essere colmata, ma la Giustizia deve esserci contro chi ha spezzato una giovane vita. La sentenza è un’offesa alla vita. Un ragazzo di 20 anni è stato ucciso e gli assassini sono praticamente liberi. La mamma è stata un fiume in piena, contro una giustizia che non c’è e che tutela gli assassini, più che le vittime.
Il 17/05 in piazza, tutti insieme a mamma Marina e papà Valerio per chiedere GIUSTIZIA per MARCO.
Si partirà alle 21.00 da piazza Aldo Moro fino ad arrivare a Largo Almunecar.
Non è una protesta contro qualcuno, ma è rincorrere un provvedimento che non rispetta vittime e non corrisponde all’idea che si può avere di Giustizia. Una  invocazione, richiesta di rispetto. Aldilà dello stesso Marco Vannini, non è questa la giustizia che può esserci. Lo Stato Italiano trasmette un messaggio sbagliato, una semi-impunità. I quattordici anni, diventeranno quanti, con la buona condotta tipica di questi atti? E i tre anni dei complici che non hanno prestato soccorso o lo hanno ritardato fino a far morire il povero ragazzo?

Non è stato un incidente, e seppure lo fosse stato quanto è accaduto dopo rende i personaggi della vicenda colpevoli, al pari di un omicidio.

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