Filippine: il Presidente Rodrigo Duterte si paragona a Hitler

DUTERTE AT VACC 17TH FOUNDING ANNIVERSARY/JULY 3,2015 Davao City mayor Rodrigo Duterte gestures during his speech as guest of honor at the VACC 17th Founding Anniversray held at Camp Aguinaldo, QC. INQUIRER PHOTO/RAFFY LERMA

In diversi paesi del mondo può accadere di veder salire al potere personaggi alquanto particolari e con una visione piuttosto personale dei problemi che riguardano il proprio paese, e almeno se si prendono in considerazione le controverse dichiarazioni rilasciate nel corso degli ultimi anni, in questa categoria potrebbe rientrare anche Rodrigo Duterte, eletto lo scorso giugno come nuovo presidente delle Filippine, dopo diversi anni trascorsi come Sindaco della città di Davao.

Il Presidente delle Filippine, come detto, non è nuovo a dichiarazioni che hanno suscitato molte polemiche in tutto il mondo, e l’ultima è arrivata proprio in questi giorni. Nel corso di una conferenza stampa, Duterte ha infatti parlato della sua politica di tolleranza zero nei confronti del narcotraffico e di chi fa uso di droga nel suo paese, ma lo ha fatto arrivando a paragonare la sua politica anti-droga a quella che Hitler ha adottato nei confronti degli ebrei.

Passi pure la scelta di fare un paragone con il passato citando l’attività di una figura storica del passato, ma la scelta certamente non è delle migliori ed era inevitabile che le dichiarazioni del presidente delle Filippine avrebbero suscitato lo sdegno generale nel resto del mondo. Nel corso della conferenza stampa, Duterte ha parlato della sua lotta al crimine ed in particolare al traffico di droga, politiche molto dure e criticate che fino ad oggi avrebbero provocato almeno 3000 morti, e lo ha fatto affermando che se Hitler ha sterminato 3 milioni di ebrei, attualmente nelle Filippine esistono 3 milioni di tossicodipendenti che lui vorrebbe sterminare.

Duterte ha aggiunto che il suo obiettivo sarebbe quello di salvare le future generazioni dalla piaga della droga, ma i suoi metodi duri e violenti, che hanno contribuito ad attribuirgli il soprannome di “Punitore”, sono spesso stati al centro di discussioni. La sua politica di lotta al crimine e alla droga avrebbe permesso alle forze di sicurezza del paese di adottare misure violente nei confronti dei criminali accusati di spacciare droga ma anche nei confronti dei consumatori, per scoraggiare l’acquisto e il consumo di sostanze illegali. Ma gli interventi delle autorità nelle Filippine sarebbero stati piuttosto violenti, tanto da portare all’uccisione di migliaia di persone, considerate criminali.

In passato le dichiarazioni del Presidente delle Filippine hanno persino riguardato i capi di stato di altri paesi, a partire dagli insulti rivolti al Presidente USA, Barack Obama, all’Unione Europea e persino a Papa Francesco. Dichiarazioni che, tuttavia, non sembrano aver intaccato il consenso di Duterte nelle Filippine, dove sembra proseguire senza sosta la sua lotta alla criminalità che fa sembrare tutt’altro che lontana la promessa, fatta nel corso delle elezioni, di uccidere almeno 100.000 criminali nei suoi primi 6 mesi alla guida del paese.

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