Autodistruzione: il paradiso perduto

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Un tempo complesso, un mondo corrotto, quanto di quello che oggi ancora abbiamo arriverà intatto ai nostri figli? Quanto ancora le generazioni a venire potranno godere delle bellezze naturali, delle acque splendenti dei mari, degli inverni freddi, delle montagne innevate e del profumo dei fiori?

Il cibo è infarcito di  insetticidi, annaffiato con acqua inquinata da produzioni industriali che riversano nei fiumi acqua di raffreddamento impianti che contengono oltre a tracce di idrocarburi e oli in genere, liquami non idrosolubili. Le stesse fabbriche dalla combustione immettono nell’atmosfera polveri sottili che volano nell’aria e che quindi respiriamo oppure entrano nelle nubi e ci ripiovono addosso come piogge acide. Entrano in ogni caso nel terreno o nuovamente nell’acqua. I terreni, nel sottosuolo, nascondono pericoli ancor maggiori di quanto non si possa vedere o dedurre all’aria aperta. Come si fa a non capire che stiamo uccidendoci poco a poco. Altro che agricoltura biologica. Qui ci sarebbe un’utopica necessità di far cessare gli interessi economici a tutti i livelli della produzione, industriale, dell’energia, alimentare che non sia rispettosa dell’ambiente. Il ciclo di tutte queste attività determina inevitabilmente scorie che in qualche maniera ci tornano contro.

Al mare facciamo il bagno nell’acqua che contiene l’acqua che portano fiumi che non vengono puliti da depuratori che potrebbero funzionare, ma non funzionano e in parole povere, per quanto si possa disciogliere in mare il contenuto di quello che c’è dentro le acque, ci facciamo il bagno in ciò che scarichiamo nel WC e ancor peggio negli scarichi di scorie chimiche.

In città respiriamo polveri che entrano nelle narici e si fissano nei nostri polmoni e vengono assorbite dai tessuti stessi di cui siamo composti. Il nostro corpo non riconoscendo l’elemento lo classifica come corpo estraneo e lo combatte. Tutto questo processo porta a masse che non possono che modificarsi in qualcosa di tremendo. Ció avviene nei polmoni, ma anche nello stomaco per quello che ci propinano nei cibi. Negli alimenti vegetali per quanto abbiamo detto dovremmo aver paura, ma anche la carne non è meglio tra antibiotici e cibo fatto mangiare agli animali stessi. Quelli che brucano si mangiano polveri cadute dal cielo o elementi che provengono dal sottosuolo dove sono stati interrati Veleni, radioattivi o scarti di produzioni, liquami o calcinacci. Gli animali vengono nutriti con ossa degli animali stessi sbriciolate e “arricchite” di elementi poco naturali e molto chimici, che aiutano la crescita e che  aumentano peso e massa grassa.

I pesci nuotano nel mare descritto prima oppure tra gli scarichi delle navi container che puliscono le loro stive. Anche le petroliere spesso operano nella medesima maniera. A quanto pare tra l’Oceano Atlantico e Pacifico si sono formate – in un punto dove confluiscono le correnti –  almeno quattro isole di plastica galleggianti  per una dimensione totale  pari al Portogallo. La plastica fa il suo ingresso nella catena alimentare e raggiunge quantità significative nei predatori più grandi: tonni, pesci spada e squali. «Oltre a danneggiare, fino a ucciderli, animali come le tartarughe, delfini e molte altre specie di animali attirati e soffocati da tale elemento. Questa poi  rilascia inquinanti come gli ftalati che interagiscono a vario livello con la salute degli organismi marini. (Eppure nei supermercati non diminuisce l’uso di contenitori in tale materiale o polistirolo e pellicole varie, anzi). Gli imballaggi sono eccessivi e assolutamente non necessari se non per fare cassa. Non garantiscono ne maggiore igiene, ne migliore conservazione, se non in casi specifici, sicuramente non per il consumatore finale.

Pet, vetroresina, plastiche, polistirolo, tutto ciò che galleggia e non si discioglie (se non emettendo elementi inquinanti) fa male alla salute delle nostre acque e di conseguenza a tutti quelli che popolano il pianeta.

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Abbiamo parlato solo della parte relativa all’alimentazione, che invece di nutrirci, da una parte ci riempe e dall’altra, ci toglie… la vita.

C’è L’industria, ci sono le automobili e le navi, gli aerei che hanno bisogno di combustibili.

C’è chi fa gli esperimenti nucleari e scarica a terra elementi radioattivi che rimarranno per secoli nel sottosuolo e si libereranno in aria.

Ci sono le centrali termo elettriche, quelle sempre Nucleari che inquinano e uccidono i mari e tutti gli abitanti ignari e rassicurati da Governi comprati da Industrie.

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Non possono e non vogliono perché pur sapendo non possono più fare a meno dello smartphone che fa venire il tumore in testa, del forno a microonde, della rete WiFi, dei cibi precotti o pieni di conservanti, delle bevande di succhi decongelati, di passate piene di muffe.

La nostra avidità ci sta uccidendo. Gli interessi porteranno alla fine e allo sterminio della popolazione in un grande Tumore generale. Più che le guerre la gente verrà sterminata da Mali che le industrie farmaceutiche si proporranno di curare dietro compensi e con debiti  a cui gli Stati non saranno in grado di assolvere, e non essendoci neppure più Identità Nazionale (se non dietro ad una maglia per un gioco con una palla, in un campo di erba finta e colorata), le popolazioni verranno fatte morire. Non ci sarà interesse a curarle e solo chi avrà i soldi potrà farlo (sempre perché fino alla fine chi più avrà più vorrà e più potrà, a discapito degli altri).

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Ma poi tutta quest’anima, tutte queste anime di cui si parla tanto, dove andranno a finire? Dove sta quest’anima sociale, l’anima generosa, altruista? Dove sta la coscienza? Solo nel singolo, nelle comunità, tra coloro che vivono di piccoli gesti quotidiani. Coloro che con dedizione fanno coscienziosamente il proprio lavoro, funzione sia essa sociale, che per il bene comune. Persone che si occupano della giustizia, della tutela, della cura, dell’alimentazione, dello studio, della pulizia, della manutenzione il loro compimento quotidiano e alla sera dormono sereni a chi abbracciano con affetto sincero. Per queste persone ignare, per noi tutti che  sopravviviamo, per i nostri figli, pur non potendo fare sostanzialmente nulla, possiamo gridare e chiedere aiuto. Questo mestiere ci da la possibilità di arrivare alla gente e sensibilizzarla, ricordare chi siamo da dove veniamo e come viviamo, ma anche cosa ci uccide, aldilà degli attentati, degli incidenti, delle guerre. Siamo anche noi in trincea ogni giorno.

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Ci scontriamo con quelli che invece di pensare a sopravvivere vogliono sempre di più. Quelli che non amano chi non la pensa come loro. Quelli che non tollerano i diversi, non accettano il sostenersi reciprocamente aldilà dei credi, dei colori e del genere sessuale. Ci sono quelli che minacciano e uccidono e si uccidono per guadagnare il Paradiso. Il Paradiso lo avevamo era questo. Lo stiamo rendendo un luogo invivibile. Siamo riusciti a spostare l’asse terrestre e le stagioni non sono più le stesse, le piante fioriscono a dicembre e fa caldo quando dovrebbe far freddo. Ci aspetta un’estate che sarà torrida per la mancanza di pioggia. Il Paradiso lo avevamo e con un po’ più di altruismo poteva esser per tutti. Invece ci stiamo autodistruggendo e ci resta solo di sopravvivere alle malattie, all’inquinamento, alla tossicità degli alimenti, alle acque inquinate, alle zanzare che portano Virus (un tempo isolati e chissà come rispuntati), alle scie chimiche nelle nostre atmosfere, alle scorie radioattive e pure agli attentati per cosa poi? Io non rompo le scatole a nessuno, non do fastidio, non sporco, faccio anche la raccolta differenziata. Non butto cicche a terra, non ho mai preso multe, rispetto tutto e tutti di ogni colore, religione e ceto sociale. Non sopporto gli arroganti i supponenti e chi raggira il prossimo, ma per il resto credo nel rispetto reciproco. Non è sufficiente.  C’è chi di questi che sono i miei, ma anche i principi della maggior parte della gente del pianeta non gliene frega niente, deve sopraffare e comandare.

Però, vi dico – pur non essendo uno scienziato – non manca poi molto, anche se i giorni ci sembrano tutti uguali, anche se in apparenza tutto sembra ancora come un tempo, ma non lo è, neanche le mie mele che stanno in frigo da un mese e sono ancora perfette.

I miei figli e anche per quel che mi rimane da vivere, vorrei portarli in un posto più pulito, dove l’aria è fresca e l’acqua è pulita, dove il mangiare è sano… cose delle quali un tempo non ci si preoccupava, perchè si davano per scontate, e ora saranno sempre più il nostro bene prezioso.

GALLERIA DEL NOSTRO PARADISO:

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